Milano
23 gennaio 1873
Mio caro
Capisco bene le tue peritanze. Sono passato anch’io attraverso a cotesto stato
d’animo, e so quanto riesca penoso. Ma infine non è che uno stadio, dal quale ben
presto ti troverai uscito facilmente. Ti dà pensiero il non aver fatto un corso
regolare sulle materie che devi insegnare? Ricordati che tutti coloro che in
Italia si sono dati al neolatinismo si
trovano nella stessa condizione. Non dirò che sia propriamente il meglio, ma certo
insieme al danno di una talquale incertezza, ci è il vantaggio grandissimo di
chiudere le porte ad ogni pregiudizio, ad ogni ombra di routine. Ciascuno è costretto a cercarsi da sé la sua via; e siccome poi gli
ajuti non mancano, e a un dipresso quello che si fa negli altri paesi si sa o si può
sapere, con qualche pericolo di parziali deviamenti, si finisce pur sempre per
raggiungere la meta. Il nostro campo / è così sterminato, che ammette, e quasi
richiede, una grandissima varietà di tipo. Tutti possono essere buoni, se anche uno
solo sia l’ottimo. Ma questo ottimo risulterà, io credo, dall’esperienza di parecchi
lavoratori, i quali un giorno, dopo aver battuto strade diverse, potranno
raccogliersi insieme, e mettere in comune il frutto delle osservazioni fatte.
Intanto, se ci [3 caratteri illeggibili] a sentirlo dire
anche da me, il tuo disegno di cominciare dal latino medievale, mi pare ottimo.
Insomma, metti da parte ogni timore. Non solo gli altri saranno arcicontenti di te,
ma tu stesso, il che è ben più, finirai per trovarti abbastanza soddisfatto di te
medesimo. Diro solo “abbastanza”; dire “pienamente” sarebbe farti offesa. Un meglio
tu lo vedrai sempre, e sempre cercherai di raggiungerlo. Ti ringrazio dei . Sono ben graziosi, e la
pubblicazione è condotta con la tua solita cura e intelligenza. Quanto al , mi dispiace che in qualche modo ti
voglia essere come [3 caratteri illeggibili] di non
avermene fatto dono. Ma, caro mio, se tu avessi dovuto regalarlo agli
amici, / semplicemente purchè sono amici, sarebbe stato un bell’affare e per te e
per l’editore. A ogni modo ti sono gratissimo del pensiero. Ti dirò che avevo
comprato il libro; poi pensai bene di passarlo all’,
perchè, per verità, pesava un po’ troppo nel mio bilancio. Nel tempo stesso formai
anche il proposito di ottenere quandochessia un esemplare dall’editore. Se, come
intendo, prendero anch’io parte a coteste pubblicazioni, non sarà troppo difficile
indurlo ad usare questa larghezza. Mercè la tua interposizione, s’intende. Del resto,
credo che il abbia fatto male assai a fissare un prezzo
così elevato, specialmente trattandosi di una serie di volumi. Pochi si rassegnano a
pagare un libro più caro di quello che altri lo pagano, e pochi ancora amano
obbligarsi per pubblicazioni che per loro forse sarebbero di interesse secondario. Il
prezzo, secondo me, non doveva supereare le trenta lire. Lo smercio avrebbe
compensato sicuramente la differenza, e gli studi se ne sarebbero avvantaggiati. Vuoi
una prova? Qui a Milano il fu rimandato, / per ragione di
economia, e dalla , e
dall’. E nota che al Cerioni
rimordeva di non poter fare l’acquisto. Ora, se rimandano le biblioteche, che faranno
i privati? A me par proprio che gli editori tedeschi, in generale, si siano messi,
per questo rispetto, sopra una strada falsa. Vorrei che in Italia
si fosse in questa categoria gente più intelligente e più
coraggiosa; ci sarebbe modo di giovare nel tempo stesso a sé e alla scienza. Ho qui
la prima parte dell’ del , e dovrei dire qualche cosa: un
annunzio, e poco più. Potrebbe entrare nel prossimo [2 caratteri illeggibili] fascicolo della ? Ma quando uscirebbe? Se tu mandassi i all’, certo non gli faresti che piacere. Sai
che il lo interpellò sulla
tua nomina? Ed egli rispose con una lettera che ti era favorevolissima. Questo sia
detto in segreteza tra te, me, e qualche persona prudente.
Vogliami bene, e credimi sempre Tuo affmo