Roma 6 Luglio 1873
Caro ed egregio signore
Ricevetti il suo lavoro (), che ho letto col massimo piacere. Invero l’ho trovato
quale dovevo aspettarlo dalla dotta sua penna, e non so punto convenire nella opinione che Ella me ne esternava nella sua lettera. Sono certo
che anche i lettori della saranno del mio avviso.
Lo scritto sarà inserito per intero nel fascicolo 3°, a costo d’aumentarne il numero delle pagine.
Di una sola cosa l’avverto: non si meravigli se le prove di stampa tarderanno. Sebbene per questo non s’abbia da ricorrere
alla fonderia (causa principale del ritardo del fascicolo 2°), tuttavia la lentezza abituale del nostro non ci permette di sperare molta
prontezza. Ora si sta stampando / la continuazione di un lavoro del ; verrà appresso uno studio del
(), le cui prove, dovendo andare infine a Lisbona, conviene preparare
sollecitamente perché non mancano sospensioni sulla stampa; quindi sarà subito composto l’ suo.
Il codice da cui Ella ha tratto i , contiene anche, secondo alcuni appunti che io ho, due poemetti (o frammenti?)
in 8 va rima, uno intitolato “” e l’altro “”.
- Sarebbero per avventure questa le scritture, che nella sua introduzione, Ella dice di voler pubblicare in altro lavoro? - Non so se la mia domanda sia indiscreta; se non lo è,
Le sarei obbligato ove un giorno a suo comodo, avendo occasione di scrivervi, me ne dicesse una parola.
Mi perdoni questa arditezza, e voglia comandarmi libe/ramente ovunque fossi capace di scriverla.
Io mi confermo nella protesta della più sincera stima ed amicizia. Suo