Milano, 26 Luglio 1873
Mio Egregio Signore ed Amico,
Se non ho riscritto prima d’ora, voglia attribuirlo alle brighe degli esami, che per quindici giorni assorbirono tutto il mio tempo. Oggi finalmente mi trovo libero e penso
con gran piacere ai due modi e mezzo di cui posso disporre come più mi garba. soddisfo dunque al mio debito, e rispondo alla domanda che Ella mi mosse. Le parole dell’articolo mio
non alludono propriamente alla e alla , ma sì altre scritture di vario genere che contengono nel
. Peraltro già da un pezzo ho trascritto con intenzione di pubblicarla anche quei due poemetti, che a mio giudizio furono toscani
un tempo e acquistarono forma settentrionale solo in grazia della trasmissione di bocca in bocca, o piuttosto di manoscritto in manoscritto.
Il mio pensiero sarebbe di restituirli per quanto si possa alla loro condizione primitiva, stampando se apparirà opportuno, a fronte della restituzione / anche il testo quale
è recato dal . Pubblicare questo solo non mi sembrerebbe convenevole; i versi sono stroppiati troppo barbaramente perché possano dire leggibili.
Del resto Ella saprà che la maggior parte dei due poemetti verrà già in luce nel secondo volume della che il
vorrà per la sua . Quel medesimo lavoro di trasformazione a cui intendo di sottoporre questi cantori
ho già compiuto da anni per un altro che trassi da un codice di proprietà privata per gentile concessione del possessore. Da gran tempo avrebbe da essere
stampato e la prefazione era già pronta; ma ora un impedimento, ora un altro mi costrinsero sempre a rimandare la cosa da un mese all’altro. In fondo non ne sono malcontento, giacché così
potrò rimediare io stesso a una parte delle magagne. Tra poco invece potrà far uscire un volumetto contenente altre due correzioni cavalleresche in ottava rima,
che essendo tolte da codici toscani non ebbero bisogno che di correzioni lievissime. Il testo è stampato; manca ancora la prefazione.
Le ho detto quale siano le intenzioni; ma fino a che un proposito non è eseguito può sempre / accadere che ti abbandoni o di modifichi. Intanto gradirei che a tutto Suo comodo Ella
mi manifestasse una cosa di cui mi è nato il sospetto: se cioè a Lei pure sia venuto il pensiero di ripubblicare la e la .
Questa sarebbe già una cosa più che sufficiente perché io non pensassi più a mandare ad effetto il mio disegno.
Che le bozze dell’articolo abbiano a tardare non importa; tra una decina di giorni io lascerò forse Milano, ma naturalmente disporrò in modo che le
corrispondenze mi siano respinte regolarmente. Vado a Sondrio, mio paese naturale, per girare le montagne e la campagna di una parte dei miei parenti.
La ringrazio dell’aver dato luogo in uno stesso numero e al testo e all’introduzione, e insieme la ringrazio del giudizio benevolo che Ella porta del .
Certo sarò ben lieto che i lettori giudichino allo stesso modo; ma non posso trattenermi dal temere che esse siano per essere ben più severi.
Mi creda colla più sincera stima ed amicizia Suo