Pio Rajna a Ernesto Monaci, 4 dicembre 1873

Informazioni sul documento

Trascrizione: Maria Teresa Rachetta

Codifica: Veronica Aurizi, Elena Spadini

Data pubblicazione online: 30.11.2016

Collocazione: Archivio Monaci, Società Filologica Romana, presso il Dipartimento di Studi Europei, Americani e Interculturali, Sapienza, Università di Roma. Busta n. 22, fascicolo 1095.

Contenuto: Lettera di Pio Rajna ad Ernesto Monaci del 4 dicembre 1873.

Mittente: Pio Rajna
Luogo di invio: Milano
Data di invio: 22.11.1873

Destinatario: Ernesto Monaci
Luogo di ricezione: ?
Data di ricezione: ?

Amico pregiatissimo,

Voi avreste ben ragione di essere in collera con me per lo scempio che feci delle bozze; ma spero che non ne sia nulla e che m’avreste perdonato la colpa commessa. Se il tipografo ne mosse lagnanze io meno che altri vorrei dargli il torto; ancora una volta ho dovuto persuadermi quanto sia savio il precetto oraziano nunumque prematur in annum, e non potendo osservarlo alla lettera mi sono proposto di non lasciarmi almeno uscir più nulla dalle mani quando mi trovi stretto da altre faccende e impedito dal compiere l’ufficio di critico severo. Dissi che per riparazione ero dispostissimo a rinunziare a quella parte di estratti che voi stimaste convenevole; se invece vi pare più opportuno che paghi al GaleatiPaolo Galeati (1830-1903) il lavoro che si dovette rifar sono pronto anche a cotesto. Altre bozze dopo quelle prime non ho più ricevuto; mi ricrescerebbe se fossi stato io la causa principale della ritardata pubblicazione. Ebbi tempo addietro la dotta e utilissima dissertazione del prof. StengelEdmund Max Stengel (1845-1918) intorno ai codici francesi della biblioteca di TorinoBiblioteca di Torino. Mi pare che i bolli postali dicessero Roma e dubitai che l’autore potesse trovarsi costì. Il dubbio m’ha fatto indugiare a scrivergli, tanto più che da una lettera del ParisGaston Paris (1839-1907) avevo saputo che non molto prima egli era in Francia. Abbiate la bontà di dirmi se adesso gli si può scrivere a Marburg. Non so se vi sia giunta all’orecchio una novità che mi riguarda. Mi si è nominato professore straordinario di letterature romanze all’Accademia Scientifica LetterariaAccademia Scientifico-letteraria di Milano. Si tratta di iniziare questo insegnamento, e crederete senza fatica se vi dico che l’impresa mi fa paura. Ma d’altra parte non potevo certo rifiutare un’occasione così propizia di lasciare le scuole secondarie per darmi interamente agli studi che preferisco. Le lezioni dovranno cominciare tra breve; ma avanti tutto è necessario che il Ministro mi mandi un successore al liceo, perchè io sia liberato dal peso delle mie quindici ore settimanali. Si dice che la nomina sia già fatto, e fatta da parecchio tempo; ma intanto io me ne sto qui sospeso come un’anima del limbo. Buono quale voi siete sempre, senza dubbio vi rallegrerete della mia fortuna. Ma non so se potrete avere l’eroismo di rallegrarvi anche di una seccatura che il nuovo ufficio m’induce a darvi. Tra gli argomenti di cui avrò a discorrere sino dal principio sarà il poema dell’IntelligenzaDino Compagni, L’Intelligenza: Poema in nona rima, 1892.. Lo sceglierò a soggetto di una conferenza settimanale, nella quale anche i giovani dovranno essere parte attiva, e non solo ascoltare ciò che loro si dica. Sarebbe per me del massimo interesse l’avere un saggio, sia pure assai breve, del codice vaticanoCodice Vaticano, il più antico, a quanto pare, dei tre che si conoscono. Se a ivi non fosse di troppo incomodo vi pregherei, quando vi accade di andare alla VaticanaBiblioteca Vaticana, per altro, di trascrivermi quattro o cinque stanze, di vedere quante ne contenga il poema in cotesto manoscritto e di dirmi presso a poco che cosa costerebbe una copia completa. Scusate la briga e rifatevi nel miglior modo che sapete. Non vi starò a ridire che cosa abbian detto di voi e l’AscoliGraziadio Isaia Ascoli (1829-1907) e il D’AnconaAlessandro D’Ancona (1835-1914). A me le loro parole hano fatto gran piacere, e insieme accresiuto ancora il desiderio già vivissimo di conoscervi in altro modo che per lettera. A che ne siamo col canzoniere portogheseErnesto Monaci, Communicazioni dalle biblioteche di Roma e da altre biblioteche per lo studio delle lingue e delle letterature romanze. I: Il Canzoniere portoghese della Biblioteca vaticana, 1875.?

Abbiatemi qualche volta a memoria, e credetemi Aff.moAffezionatissimo vostro

Pio RajnaPio Rajna (1847-1930)