Milano, 13 Dicembre 1873
Carissimo amico,
Bravo! M’hai fatto due regaloni in una volta sola, e proprio sento il bisogno
di ringraziartene. Veramente l’idea di bandire il voi l’avrei forse messa innanzi io per il primo, se non m’avesse
trattenuto la storia delle bozze. E via con queste bozze! Tu dirai. Dillo
pure, e vedi, che ne hai ben ragione; ma neppur io sono senza senso se ebbi
paura che ti fosse spiaciuto lo strazio fatto di quelle povere pagine. Gli è
che appunto in quel tempo m’era tornato un rabbuffo serio per una causa
identica; e sì che si trattava di mutamenti assai più leggeri e che io avevo
ogni diritto di prendermi quel po’ di libertà che m’ero preso. Non vorrei
che per questo avessi a credere che io sia sempre un flagello per i
tipografi; mi è accaduto quest’anno di essere in grazia di circostanze
speciali; peraltro bisogna che abbia sempre la precauzione di non mandare il
ms. finché non si può mettere mano alla stampa, perché due mesi dopo aver
/ scritto una cosa è impossibile o poco meno che la possa approvare del
tutto.
Ma per tornare addietro, se l’idea del tu s’ebbe
tutti e due ad un tempo, quella del ritratto ti appartiene e merita proprio
di esser detta luminosa. Fino a che di una persona non si conosce la figura
la fantasia se la foggia a suo capriccio, e naturalmente, è un miracolo se
dà nel segno. Anch’io stavo dunque immaginando quale tu dovessi essere, e
mancando di una traccia, c’era il pericolo che dessi parte della mia
amicizia a un Monaci che non fosse il
di Roma, Via Giulio Romano, N° 12. Adesso
il pericolo è bello e svanito, e io posso rappresentarmi l’amico proprio tal
quale egli è. Insomma ti ripeto che proprio m’hai fatto un regalone. Ti
avrei risposto subito e mandato in contraccambio un ritratto mio, se me ne
fossi trovato un solo che mi mostrasse presso a poco come sono. Ma non
avendone se non di sbarbati e quasi imberbi, mentre adesso porto la barba,
bisognò che corressi da una fotografia per riparare alla mancanza. E siccome
qui i fotografi di un certo grado lavorano assai, è scorsa una settimana, e
ancora mi trovo a pazientare fino a domattina per avere non più che un paio
di copie. Pazienterà dunque anche la lettera, sebbe/ne
l’indugio la rincresca.
Ti ringrazio degli estratti. Avevo detto che trenta erano anche di troppo, e
tu me ne hai procurato quaranta. Fu per me una sorpresa gradita, giacché
facendo i conti trovai che erano parecchie le persone alle quali o per una
ragione, o per un’altra era bene che mandassi qualcosa. Oltre all’errore da
te avvertito vorrei che ne sono scorsi alcuni altri; ma la cosa è mia, non
già del tipografo. Mi farai piacere mettendo nel prossimo fascicolo
l’errata-corrige; un’altra volta farò il possibile perché non ce ne sia
bisogno.
Dunque il 3° numero è uscito da un pezzetto?
Qui non s’è anche visto, per colpa certamente del che forse ha scordato che io gli ho pagato
l’abbonamento. Per il prossimo anno fammi spedire il giornale direttamente e
dimmi a chi devo sborsare le dieci lire.
Quando uscirà il primo fascicolo del 74? Vorrei mandarti qualcosa, ma non so
se arriverà a tempo. Sto preparando una chiacchierata sulle voci contrasta e contrastare:
deve la sua origine a una stolida critica della , che forse avrai visto.
Chi ha scritto incontrastabile non è già il , ma io, che senza alcun rincrescimento, me ne
assumo / anche la responsabilità. Peraltro nella mia chiacchierata a
questo si accennerebbe soltanto di volo; l’argomento vero sarebbe l’origine
e i rapporti dei due vocaboli e delle loro famiglie. Ci sono parecchie
difficoltà che m’impediscono di stendere il lavoro, sebbene si tratti di ben
poche pagine.
Ti ringrazio delle ricerche che mi prometti di fare per scoprire, se è
possibile, il codice dell’.
Procura che in qualche modo io ti possa ricambiare.
L’, prima ancora che io gli riferissi
l’ambasciata tua, m’ha incaricato di mandarti i suoi saluti più cordiali. Ti
ho già fatto intendere che impressione hai lasciato nell’animo suo, come in
quello, che a quanto pare, di tutti coloro che ti conoscono.
Il mio Decreto naviga ancora per i mari della , e non è anche certo quando giungerà a riva.
Secondo i calcoli fatti dovrebbe stare pochi giorni; ma se anche tarderà
qualche poco oramai non me ne dolgo; solo mi studio di rendermi un po’ più
leggero l’insegnamento finale, facendo grazia agli scolari di compiti
scritti.
Ricordati più spesso che puoi di questo tuo nuovo amico, che per affetto
caldo e sincero confida di non meritarsi uno degli ultimi posti. Addio.
P.S. Ho paura ci dice qualche altra cosuccia da correggere nei testi. Mi
vien sott’occhio un teasso che temo dovuto al
compositore. Collazionerò di nuovo la stampa con ms. e occorrendo
riscriverò.
P.S. 2°. Ripensando meglio, ho trattenuto la lettera tanto da fare una
nuova collazione col manoscritto. Vedrai che non è riuscito inutile.
Un’altra volta sarà necessaria una seconda correzione delle prove; sulle
prime qualcosa sfugge sempre. Si potrebbe tirare anche a parte
l’
con numerazione in modo da
poterlo aggiungere agli restati? Venti esemplari basterebbero: trenta
sarebbero d’avanzo.