Milano, li 18 gennaio 74
Carissimo Amico,
Mantengo la parola data, ed oggi, Domenica, Mando l’. Come! Dirai, tanto tempo per iscrivere di queste corbellerie? Proprio sì; anche la
semplice trascrizione m’è costata fatica, perché ha dovuto essere in grandissima parte una trasformazione. Insomma vedrai se il lavoro ti va, e se convenga occupare per
parecchie pagine i lettori della di . M’è riuscita una cosa più
lunga che non fosse nella intenzione; la prima nota ti spiegherà in parte il perché. Che dici della dottrina del
e del suo modo di ragionare?
Non mi sono lasciato vincere da prurito di metterlo in derisione, o piuttosto dopo essermi lasciato vincere ho fatto miglior senno; ma non ho potuto a meno di riprodurre
le sue parole. Mi pare la vendetta più sanguinosa che potessi prendere di lui. Giacché a dirti il vero proprio m’ha stucco col suo continuo spropositare, che il pubblico /
prende per buona moneta. Del resto non gli serbo rancore di sorta, nemmeno per ombra. Lo credo un galantuomo, un uomo d’ingegno, uno studioso che sa molto e impara
continuamente: ma non potrebbe smettere una volta di parlare di ciò che non sa, e di pronunziare tuttavia la sua sentenza in un tono come se non si fosse mai occupato d’altro?
Il , che mi deve succedere al , ha ricevuto il suo decreto; vuol dire che se non è arrivato, arriverà certo
oggi o domani anche il mio. Così al principio di Febbraio bisognerà cominciare all’.
Mando il priego con raccomandazione, giacché se si perdesse non potrei rimediare per ora. Hai provveduto all’errata-corrige dei , etc.?
Sarà bene farmi mandare due volte la bozza.
Addio, vogli bene al Tuo aff.mo