Milano, 25 dicembre 1874
Mio caro Amico,
Mi giungono in questo momento i tuoi preziosi .
La parte venuta in luce nell’ultimo fascicolo della , mi aveva, come ben puoi credere, destato desiderio del resto;
ed ora mi rallegro davvero vedendo nella copertina quante belle cose tu vi tieni in serbo.
Per carità. Affrettati a sostituire un passato a quel futuro da pubblicarsi!
Se io sono impaziente, fa pur conto che gli impazienti si contano per decine, almeno almeno.
S’era fatto ben poco fino ad ora per la storia del nostro teatro; tra breve, grazie a te, la condizione della cosa sarà mutata.
Di questo tuo primo contributo dirò due parole nella , acciocché anche la gente semplicemente colta di / nostri paesi, non resti al buio della tua bella scoperta.
A proposito, il , a cui accenni nella nota finale, è forse quello segnato ?
In tal caso t’avrei a chiedere un favore. Ebbi nelle mani tre anni fa, nel 71, e ne avrai alcuni brevi appunti per semplice ricordo.
In quel tempo non isperava, almeno così presto, una cattedra universitaria in letteratura neolatina, e però mi contentavo di raccogliere materiale per la storia del romanzo.
Un anno dopo il mi chiese s’io conoscessi versioni inedite della leggenda di Caterina.
Gliene potrei indicare una, contenuta appunto in (f° 57-73), ed egli mostrò vivo desiderio di ottenere copia.
Non sapendo a chi rivolgermi a Napoli, pregai il di trovare lui la persona.
Il scrisse al , il quale fece il lavoro, ma poi lo smarrì.
Insomma, per una serie di combinazioni sfortunate, il non ha ancora il testo desiderato;
e a ciò si deve imputare in / gran parte, se nel suo egli dovette limitarsi ad illustrare il testo veneto, riservando per una futura dissertazione le vicende del racconto.
Ora dunque io ti pregherei di lasciare al nostro egregio amico il testo abruzzese della leggenda; ed anzi di procurargliene una copia per mezzo del Sigr. .
Se non m’inganno, gliela dovrebbe aver già chiesta il ; ma certo si darà un gran piacere al , affrettando, quanto più possibile, la cosa.
Io sto attendendo alle , e mi sono guardato attorno per trovare un editore disposto a compensarmi delle spese, se non della fatica.
Per questa ricerca mi sono rivolto anche al ; ed egli scrisse in proposito al sigr. che rispose mostrando buone disposizioni.
Ora, prima di trattare direttamente, amerei sapere da te, se non fosse indiscrezione soverchia, con che patti si stampino i tuoi .
Mi trovo in una condizione curiosa: bisogna ch’io sappia se il libro si / pubblicherà in Germania o in Italia,
prima di redigerlo definitivamente, giacché dovrò essere più succinto nel primo caso, più parolaio nel secondo:
e intanto è impossibile conchiuder nulla, se l’editore non può prender consegna diretta del lavoro.
La sola cosa ch’io possa fare, è dunque di pesare le probabilità; e per questo mi occorre di conoscere a un dipresso di patti che mi posso aspettare.
E la , che fa? Darai l’annata 1874 o la salterai a piè pari? Se non fosse l’, potrei presto darti materia.
Avrai forse visto l’, che fu a Roma parecchi giorni, e che io non ho anche riveduto dopo il ritorno.
Così è possibile che tu sappia della nostra più che quanto ne sappiamo io e gli amici miei.
Il non ci è troppo favorevole; ma ai fatti compiuti dovette piegarsi anche gente, più ferma del nostro ministro.
Spero quindi ch’egli abbia fatto di necessità virtù, -
Addio, mio caro. Abbiti gli auguri più caldi e sinceri dal
Tuo