Tornato jersera da una strana corsa che dovetti fare nel paese dei Ciociari, ho trovato la tua cartolina, e mi affretto a ringraziarti delle affettuosissime parole che mi dirigi.
Ciò che è passato in questi ultimi giorni, mi è giusto tenuto improvviso che ne sono ancora sconvolto.
Io non avevo mai pensato ad una cattedra: anzi, conoscendo abbastanza le mie deboli forze, avevo sempre resistito ai consigli che mi si davano perché entrassi nell’insegnamento.
Ma questa volta non si è trattato di consigli. e mi hanno fatto trovare dinanzi al che mi offriva la cattedra.
Che fare? Ho accettato come una prova. Ma anche questa prova mi spaventa, e temo che un giorno mi si possa accusare d’inconsideratezza e di temerità.
Come insegnar bene agli altri quando non si fece prima un corso di studi regolare sulla materia, e non si ha la minima conoscenza della scuola?
È ciò, che mi tiene fortemente in pensiero, né, sul momento, trovo come riparare nemmeno in parte al difetto, se non chiedendo consiglio agli amici.
Se vorrai darmi qualche lume e qualche indirizzo sul metodo / da tenere, mi farai un grande beneficio.
Sto pensando per quest’anno di trattenermi sulle origini, e di studiare il latino medievale così nella lingua come nella letteratura, e così porre le basi ai successivi tre amici del corso. Che ne dici?
Quanto alla proposta di Palermo, io nulla sapevo. Me ne toccò così di volo il che nulla compresi.
Ma ora dalle tue parole mi spiego bene la cosa, e anche di questo pensiero affettuoso e gentile non ho parole per ringraziare abbastanza chi prese tanto interesse per me. Potessi un giorno rendermi degno di tante prove di stima e amicizia!
Sono dolente di non aver potuto finora mandarti un esemplare del . Ma non ne ho avuti e non ne ho.
Io potei soltanto dare alla alcuni indirizzi per pochi esemplari di recezione, e per averne qualche copia a mia disposizione credo che dovrò ancora aspettare.(1)
Le lodi che mi dai per questo lavoro mi empiono di coraggio; sento tuttavia quanto debbo alla tua generosità, e nelle tue parole avrò uno stimolo a far meglio un’altra volta.
La nuova occupazione della scuola mi obbliga pel momento a sospendere il lavoro delle .
Ma sarà / per poco tempo, e quando tu te ne avrai agio, potrai pure venire preparando il di ,
ché entro il 76 vorrei ad ogni costo dar fuori il vol. dei .
Sono contento che abbia trovato l’editore al tuo , e mi auguro che presto esca a luce quest’opera tanto meritamente aspettata da tutti gli studiosi.
Quando avrai degli annunzi del vol., ti prego di mandarmene qualche copia; perché, sebbene in un paese poco romanista, pure non dispero di trovare qualche soscrizione anche qui.
Il giorni fa mi diceva Perché il sig. non pensa ad una edizione del ?
Nel caso che lo desiderasse, potrei scrivere al affinché gli agevolasse l’accesso al
.
Ti prego dei miei ossequi all’, al quale non scrivo soltanto per non turbarlo nei suoi profondi studj.
Dimmi tante cose al , del quale spero presto qualche risposta alle mie lettere ultime,
e tu prendi un abbraccio e cento auguri dal
Tuo
(1) Intanto ti prego di gradire uno dei pochissimi esemplari dei .
Ne manderei una parte all’, ma temo che sarei troppo ardito presentandogli una cosa tanto meschina che solo oso offrirla a quelli con cui vivo in stretta intimità, com’è con te.