Milano, 27 ottobre 1876
Carissimo
dirigo a te l’ del , desiderata dal M. se , affinché nel consegnarla tu faccia anche le mie scuse per il lungo ritardo.
La colpa è del Vallardi, ottimo uomo, ma assai smemorato. Avendo visto che il libro usciva dal suo stabilimento, credetti di far bene ricorrendo alla fonte.
Non so come, al momento non s’avevano più esemplari, e bisognava andarne a prendere dall’autore. Mi promise di scrivermi senz’altro l’indomani, e invece si scordò la cosa una volta, la si scordò una seconda,
dopo ch’io fui ritornato a rinfrescarne la memoria, e solo quando con un biglietto ebbi mostrato di essermi ben bene impazientito, mi si fece l’onore di credermi.
Del / costo non so ancora nulla. Certo si tratta di una somma enorme.
Sono ben lieto che delle non paja male ad un giudice far tuo.
Bada peraltro che l’amicizia e la generosità dell’anima ti inducono ad esagerare d’assai il merito del mio lavoro.
Non tarderai di certo ad accorgertene tu stesso, se già non te ne sei accorta a quest’ora avrei voluto offrirtene un esemplare.
Disgraziatamente, per ora almeno, mi trovo affatto sprovvisto.
Di certo avrai visto costà l’, a discorso con lui del salvataggio delle nostre cattedre, al quale egli cooperò attivamente.
Non ho avuto ancora sotto gli occhi i nuovi regolamenti, e in questo momento non provo nemmeno la necessità di esaminarli.
Niente mi assicura ch’io debba aver parte nella loro applicazione. Non ti scrivo la storia, perché fino ad ora manca la conclusione
/
Addio. Vogli sempre bene al Tuo