Milano, 12 Maggio 77
Caro
La tua lettera "furiosa", diretta all’, venne nelle mie mani molte ore dopo la cartolina, sicché seppi che il fuoco era spento prima di aver avuto notizia dell’incendio.
Ho piacere che tutto sia finito bene. Ti dirò che a me pure fece una grata sorpresa all’appello.
Avanti di vederlo stampato, ne conoscevo solo gli ultimi periodi.
Son quelli, che, per più d’una ragione, non mi piacevano, e che m’avevano indotto a desiderare d’esser lasciato in disparte.
Anche adesso, conosciuto il documento nella sua integrità, io non sono entusiasta al pari di te;
credo che chi ha la borsa abbia la forza / e che per conseguenza, se il comitato di Berlino s’impuntasse, potrebbe farci ballare a suo arbitrio.
Tuttavia sono persuaso che anche lassù s’avrà paura degli abusi, e che però ogni cosa procederà liscia liscia, secondo i nostri desiderii.
Del resto l’ avrebbe anche immaginato un espediente per assicurare la partecipazione italiana nelle deliberazioni finali.
Insomma, adesso importa di mettere insieme quattrini più che sia possibile.
Tu, che sei alla capitale, potrai far molto, specialmente stuzzicando l’attività dei .
Esprimo certo il pensiero dei colleghi, dicendo che si conta assai su di te.
Certo, se la risorge, non mancherò di portarci qualche pietra.
Della roba ne avrei in abbondanza; / il guaio si è che metto mano a molte cose, e ne finisco ben poche.
Se Lazzaro sarà richiamato in vita, procurerò di disciplinarmi.
Senza dubbio tu faresti un’opera santa. Capisco che convenga esser ben sicuri della riuscita.
Ma di questa, lo zelo tuo può essere un’arma sufficiente.
Salutami l’, se è ancora costì.