Graziadio Isaia Ascoli a Ernesto Monaci, 28 settembre 1877

Informazioni sul documento

Trascrizione: Stefano Boschi

Codifica: Stefano Boschi

Data pubblicazione online: 1.4.2021

Collocazione: Archivio Monaci, Società Filologica Romana, presso il Dipartimento di Studi Europei, Americani e Interculturali, Sapienza, Università di Roma. Busta n. 1, fascicolo 49, lettera 12.

Contenuto: Graziadio Isaia Ascoli a Ernesto Monaci, 28 settembre 1877

Mittente: Graziadio Isaia Ascoli
Luogo di invio: Milano
Data di invio: 28.9.1877

Destinatario: Ernesto Monaci
Luogo di ricezione: ?
Data di ricezione: ?

Milano, 28 sett. 77
Carissimo amico,

Sono sul punto di partire, prima per Firenze e di là per le Alpi ladine; ma non me ne voglio andare senz’aver dato una qualche risposta alle care Sue lettere; ed EllaErnesto Monaci (1844-1918) poi vedrà di scusare la troppa fretta e la scarsa connessione delle idee.

La Crestomazia sarebbe una gran bella cosa, e spero ch’EllaErnesto Monaci (1844-1918) vi perseveri, ma se, come pare, EllaErnesto Monaci (1844-1918) mira a comprendervi l’Italia intera o pressoché intera, il Suo compito diventa ben diverso, sott’ogni aspetto, da quello del BartoliAdolfo Bartoli (1833-1894); e anziché a una Crestomazia italiana, EllaErnesto Monaci (1844-1918) riesce piuttosto a quella Collezione di saggi vernacoli, di cui s’è altre volte parlato. Intanto l’ArchivioArchivio Glottologico Italiano, 1873-. vorrebbe un’Antologia storica per ciascuna regione; ed EllaErnesto Monaci (1844-1918) me l’aveva promessa per qualche parte dell’Italia centrale. In questi giorni si compie la friulana del Zoppi, e il settimo volume s’aprirà con la bergamasca di Antonio TiraboschiAntonio Tiraboschi (1838-1883) (il quinto e il sesto sono occupati dalle Chiose irlandesi e dalle illustrazioni che ci vanno annesse e congiunte).

Queste pubblicazioni, quelle del LagomaggioreEmanuele Lagomaggiore (1838-1883) e del D’OvidioFrancesco D’Ovidio (1849-1925) nel secondo volume, e un certo mio saggio, che rumino da un pezzo ma chi sa mai quando potrò maturare, sull’abito semitico nella letteratura spagnuola, segnano per ora l’estremo confine al quale l’ArchivioArchivio Glottologico Italiano, 1873-. si voglia spignere nel campo letterario. E la ragione di questa sobrietà è molto semplice e affatto soggettiva: non ho, per ora, la facoltà di condividere con chicchessia la direzione dell’impresa; e io non potrei, nella maggior parte dei casi, star mallevadore del merito di lavori specialissimi intorno a soggetti di storia letteraria, se non in quanto me ne assicurasse senz’altro il nome degli autori. Ma ammesso il genere, non si potrebbero respingere i produttori, solo perché sieno poco noti od ignorati. Ragion vorrebbe che le cose loro fossero esaminate e giudicate, e a questo io non potrei bastare, senza negligere tropp’altre cose, in cui già mi trovo compromesso.

Ecco dunque libero e sicuro il campo per la Sua Rivista. Ma quand’anche non fosse così libero e sicuro, io non potrei non esortarla, con tutta la sincerità dell’animo, a rinnovare la Sua prova; poiché non può essere senza qualche rimorso il rallentar comunque una qualsiasi onesta attività, ed è addirittura un delitto il non promuovere con ogni zelo l’attività de’ pari Suoi.

Ho avuto ultimamente occasione di parlar di LeiErnesto Monaci (1844-1918) con veste ufficiale, e non è d’uopo che ioGraziadio Isaia Ascoli (1829-1907) stia a dirle in qual senso ioGraziadio Isaia Ascoli (1829-1907) abbia parlato. Spero, e anzi credo fermamente, che ormai il Suo affare sia a buon porto; ed è bene inteso, ch’EllaErnesto Monaci (1844-1918) nol dovrà se non al proprio valore.

Le domando nuove scuse pel precipizio con cui Le scrivo, e Le stringo affettuosamente la mano.

Suo

G. I. Ascoli.Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907)