Milano,
28 sett. 77
Carissimo amico,
Sono sul punto di partire, prima per Firenze e di là per le Alpi ladine; ma non me ne voglio
andare senz’aver dato una qualche risposta alle care Sue lettere; ed
poi vedrà di scusare la troppa
fretta e la scarsa connessione delle idee.
La Crestomazia
sarebbe una gran bella cosa, e spero ch’
vi perseveri, ma se, come pare, mira a
comprendervi l’Italia intera o pressoché intera, il Suo compito diventa ben
diverso, sott’ogni aspetto, da quello del ; e anziché a una Crestomazia
italiana, riesce piuttosto a
quella Collezione di saggi vernacoli, di cui s’è
altre volte parlato. Intanto vorrebbe
un’Antologia storica per ciascuna regione; ed me l’aveva promessa per qualche parte dell’Italia
centrale. In questi giorni si compie la friulana del
Zoppi, e il settimo volume s’aprirà con la
bergamasca di (il quinto
e il sesto sono occupati dalle Chiose irlandesi e
dalle illustrazioni che ci vanno annesse e congiunte).
Queste pubblicazioni, quelle del
e del nel secondo volume, e un
certo mio saggio, che rumino da un pezzo ma chi sa mai quando potrò
maturare, sull’abito semitico nella letteratura
spagnuola, segnano per ora l’estremo confine al quale si voglia
spignere nel campo letterario. E la ragione di questa sobrietà è molto
semplice e affatto soggettiva: non ho, per ora, la facoltà di condividere
con chicchessia la direzione dell’impresa; e io non potrei, nella maggior
parte dei casi, star mallevadore del merito di lavori specialissimi intorno
a soggetti di storia letteraria, se non in quanto me ne assicurasse
senz’altro il nome degli autori. Ma ammesso il genere, non si potrebbero
respingere i produttori, solo perché sieno poco noti od ignorati. Ragion
vorrebbe che le cose loro fossero esaminate e giudicate, e a questo io non
potrei bastare, senza negligere tropp’altre cose, in cui già mi trovo
compromesso.
Ecco dunque libero e sicuro il campo per la Sua Rivista. Ma quand’anche non fosse così libero
e sicuro, io non potrei non esortarla, con tutta la sincerità dell’animo, a
rinnovare la Sua prova; poiché non può essere senza qualche rimorso il
rallentar comunque una qualsiasi onesta attività, ed è addirittura un
delitto il non promuovere con ogni zelo l’attività de’ pari Suoi.
Ho avuto ultimamente occasione di parlar di con veste ufficiale, e non è d’uopo che stia a dirle in qual senso abbia parlato. Spero, e anzi credo fermamente, che ormai
il Suo affare sia a buon porto; ed è bene inteso, ch’ nol dovrà se non al proprio valore.
Le domando nuove scuse pel precipizio con cui Le scrivo, e Le stringo
affettuosamente la mano.