Milano,
9 ott. 79.
Carissimo amico,
Ho tentato di farle una visita, insieme col , nelle poche mezz’ore che si son passate a Roma; ma è stato, ahimè, un vano tentativo, e
non ho, per ora, alcuna speranza di poterlo rinnovare. Avrei voluto dirle
tante cose e prima di tutto farmi perdonare il troppo lungo mio silenzio.
Poiché è ben vero, che la cara Sua del 28 maggio non mi domandava una
risposta se non nel caso che non Le potesse consentire la dilazione di
cui Ella aveva bisogno per portare l’Antologia perug. all’ultima sua perfezione; ma nondimeno
Le avrei dovuto scrivere ben prima
d’ora e cento volte l’ho voluto fare. Senonché, l’anno scorso è stato per me
il più tribolato di tutti gli anni, e ogni mia più cara corrispondenza ha
dovuto, con mio grande rammarico, andar negletta.
Ora dunque son nella ferma speranza che la Sua sia bell’e pronta, e non ho bisogno di dirle con
quanto desiderio io l’aspetti. Stamperemo simultaneamente, e in caratteri
nuovi, il primo fascicolo del settimo volume e il primo dell’ottavo, l’uno
aprendosi con la Sua Antologia e l’altro con la parafrasi lombardesca d’un testo di S.
Grisostomo, edito dal .
Se, per la parte estrinseca e sin dove le diverse condizioni il consentan
volentieri, avrà accettato il tipo dei
“Testi Friulani”, Le ne avrò un’obbligazione di più; altrimenti, vorrà dire
ch’Ella avrà avuto le Sue buone ragioni per dipartirsene, e me ne terrò pago
a ogni modo. Per qualche documento friulano, che dal lato della lingua nulla
o poco offriva di caratteristico o di nuovo, è entrato il criterio estetico
a voler che si ammettesse. Dove all’incontro e l’interesse istorico e il
poetico venivan meno, abbiamo adoperato la falce con poca o nessuna
misericordia. Nelle note lessicali ci tenemmo assai parchi; ma lì c’era una
ragione, che per il perugino non sussiste: l’aversi cioè, alla mano di
tutti, un vocabolario copioso e ben fatto. Nelle ragioni letterarie, il
Friuli rimane poi ben più isolato che non una contrada qualsiasi dell’Italia
centrale; ed è superfluo soggiungere, che di tutto il corredo di confronti
letterarj ecc., onde a paresse
d’arricchire la Sua collezione, tutti Le saremmo riconoscenti come di un
nuovo e preziosissimo dono.
Che Le è parso dello sgomento che d’improvviso ha colto il buon e lo ha costretto a mancarci sul più
bello? A me ne è rincresciuto assai più per il ritardo nella spedizione del
fascicolo, che non per le tre o quattro sere che m’ha costato il far
quell’Indice da me stesso. Ma il povero deve temere che io sia proprio andato in collera,
poiché non s’è più fatto sentire, né vedere. La verità è, che io gliela ho
perdonata da un pezzo, e che la paura ha a lui fatto dimenticare un altro
suo impegno, per il quale io sono ora costretto a disturbare la bontà di
. M’aveva egli cioè procurato, dalla
libreria dell’Istituto prussiano, l’opuscolo del
del quale s’è ripetutamente
discorso (, Roma,
1862); ma avvenne che me lo mandasse troppo presto; di guisa che io fui
costretto a rimandarlo prima d’aver finito il lavoruccio per il quale ne
avevo ed ho bisogno. Potrebbe ora la sua gentilezza farmelo ottenere una
seconda volta, per solo un paio di settimane, od anche meno, se pajono
troppe? Le sarei davvero gratissimo anche di questo; e chiedendole molte
scuse della libertà che mi prendo, Le stringo affettuosamente la mano, e
sono, coi sentimenti ch’ conosce,