Milano, 21 febbraio, 1880
Carissimo amico,
ho passato tutti i testi che le è piaciuto di mandarmi, e vedo che andremo benissimo, né so mai abbastanza ringraziarla per l’amore che Ella mette a arricchire l’, pur avendo un giornale suo proprio.
Ma verrà il giorno, io spero, in cui mi sia dato di renderle un po’ del mio pane, pan secco purtroppo, per la Sua bella focaccia.
Intorno a qualcuno de testi non sono però affatto scevro d’ogni scrupolo; o perché mi paja che la vernice letteraria vi offuschi il dialetto di soverchio, o per altro.
Di codesti scrupoli non lascerò di scriverle distesamente, se presto non mi accada, come ne ho speranza, di poterlene parlare di persona; ed Ella vedrà.
Intanto vorrei pregarla di farmi avere, quanpiù presto sia possibile, i testi della provincia, l’elenco de’ quali mi riesce grandemente appetitoso.
Credo per fermo, che il colore natio vi sarà più vivo e spiegato che non nei saggi cittadineschi;
e sarebbe forse il caso di formare una serie sola, annotando naturalmente la patria di ciascun testo.
Così s’è fatto anche per l’antologia friulana, e ne siamo rimasti contenti, comunque le varietà dialettali del Friuli divergono sicuramente fra di loro molto più che non facciano le perugine.
Dunque, ancora questo piccolo sforzo, e siamo a cavallo. La stampa incomincia nel marzo e a luglio si vien fuori, almeno coi testi.
Le illustrazioni, se più così Le piace, potrebbero seguire nella puntata che verrà subito dopo;
e quanto al tipo in cui gettarle, Ella può, se così le par bene, attenersi, mutandis mutatis, a quello che io adottai per la "Cronaca de li Imperadori"
e sarà mantenuto, come credo, dal , che ora pubblica e illustra nell’ un antico testo semi-lombardo,
e anche dal che viene lavorando alle illustrazioni delle Rime genovesi.
Questo io Le dico per il dovere che ho di rispondere alle cortesi Sue interrogazioni; ma naturalmente Ell’ha pienissima libertà di fare a tutto Suo modo;
e tanto meglio sarà per tutti, quanto più ci metterà del proprio anche in ordine al metodo ecc. ecc.
Non appena io ebbi ricevuto la cara Sua del 7, Le rimandavo (con molti ringraziamenti che l’animo dettava e che la mano ha purtroppo lasciato nella penna!) il troppo lungamente ritenuto.
Il lavoro, pel quale ho adoperato quel , è finito da qualche tempo; ma la mia ingordigia è tanta, che volevo ancora giovarmene durante la correzione delle stampe.
Questo è imminente; e s’Ella può, senza alcuna difficoltà e senza molto disturbo, rimandarmi o farmi rimandare il libretto del vispo e a me simpatico archeologo romano, Le ne sarò proprio riconoscente.
Ma è conditio sine qua non quella che ho posto del non dover seguire la cosa se non è affatto scevra d’ogni difficoltà più o meno grande.
Mi rallegri, La prego, di frequenti Sue nuove, e mi voglia sempre bene.
Aff.mo Suo