Cesare De Lollis a Ernesto Monaci, 5 novembre 1890 (?)

Informazioni sul documento

Trascrizione: Debora Matteo

Codifica: Mariangela Distilo

Data pubblicazione online: 26.2.2020

Riferimenti bibliografici: Debora Matteo, Itinerario di un carteggio, tesi di laurea, Sapienza Università di Roma, a.a. 2017-2018.

Collocazione: Archivio Monaci, Società Filologica Romana, presso il Dipartimento di Studi Europei, Americani e Interculturali, Sapienza, Università di Roma. Busta n. 8, fascicolo 394.

Contenuto: Lettera di Cesare De Lollis a Ernesto Monaci del 5 novembre 1890 (?)

Mittente: Cesare De Lollis
Luogo di invio: Genova
Data di invio: 5.11.1890 (?)

Destinatario: Ernesto Monaci
Luogo di ricezione: ?
Data di ricezione: ?

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Ho riflettuto a lungo sul modo in cui si contiene il ParodiErnesto Giacomo Parodi (1862-1923), e Le confesso che sempre più mi convinco ch’egli s’è diportato malissimo. Anche il prof. BelgranoLuigi Tommaso Belgrano (1838-1895), al quale ho detto tutto, è rimasto sorpreso, e mi ha dichiarato ch’egli ritiene il ParodiErnesto Giacomo Parodi (1862-1923) in preda a uno di quegli accessi d’isterismo che gli vengono dalla neurastenia di cui è vittima. Neurastenia o no, il fatto è che è lui che viene ad attraversare la via a me, non io a lui. Egli ha finora guardato d’alto in basso l’insegnamento delle neolatine, riserbandosi a più alti destini: d’un tratto, s’accorge che il compimento di questi destini si differisce e minaccia magari di dileguarsi; ed eccolo scendere nella lizza a mettere i bastoni tra le gambe altrui. [...] Io son qui sulle spine, non potendo movermi prima di lunedì, e non riuscendo finora a carpire una risposta agli impiegati del MinisteroMinistero della Pubblica Istruzione, ai quali ho scritto. D’altra parte, io non so a che eccesso arriverei se dovessi essere lasciato a terra pel capriccio, bisogna dir così, muliebre del ParodiErnesto Giacomo Parodi (1862-1923). Mi permetto quindi di rinnovarle caldissimamente la preghiera di far sentire la Sua voce al MinistroPaolo Boselli (1838-1932): è una preghiera che il BelgranoLuigi Tommaso Belgrano (1838-1895) mi autorizza a farle anche in nome di lui, che n’è convinto al par di me che Lei possa tagliare il nodo gordiano. È un gran disturbo che Le procuro, e Le confesso che mai come ora ho sentito vero il motto charta non erubescit... Ma a compiere tale sacrifizio per me spero che l’indurrà, oltre la paterna benevolenza di cui m’involge da sette anni, la considerazione che sarà anche l’ultimo che mi permetterò di chiederle.

[...]