Roma 19 III 1902
Mio Signore
andremo, si, a vele spiegate, se con noi sarà il pilota.
Non appena ricevuta la sua del 13, parlai della cosa al , il quale è pronto a metter l’opera sua. Domenica poi vidi il
, gli domandai se le buste depositate nei sotterranei dell’Acquario
avrebbero potuto essere trasportate nel palazzo del ad uso dei futuri lavori diretti da Lei, e n’ebbi risposta affermativa.
Così restava che si regolasse la faccenda del trasporto, e perciò mi recai al .
Là ho veduto che ci fosse bisogno di una letterina Sua per dare un po’ di sveglia. Il direttore generale ,
ora a capo dell’ufficio di statistica, sollecitato dal gabinetto del ministro a rispondere per iscritto ai quesiti che già una settimana addietro gli erano stati fatti,
jeri stesso mandava al Gabinetto un dispaccio, molto sguajato, di tre pagine, in cui finiva col dichiarare che non si rifiuta di consegnare le buste ai
, non avendone più alcun bisogno l’officio suo; ma che si tratta di sette milioni e dugentomila pezzi dal complessivo peso di kil. 65,000!
E aggiungeva esser necessario che l’accademia pensi al trasporto. Io ho chiesto che mi si mandi la copia della lettera per comunicarla testualmente a Lei, non intendendo di portare la parola del sign.
finchè si esprime a quel modo. Perciò queste righe – che Le scrivo alla meglio dal letto ove m’inchioda una fiera nevralgia –
valgano soltanto per farle sapere a qual punto si trova la pratica; ma mi riservo di mandarle la copia della lettera tosto che mi sarà pervenuta, e allora forse anch’Ella troverà opportuno
che venga a Roma una Sua letterina, la quale valga a mettere le cose al posto. Mi scusi della fretta con cui scrivo e mi abbia sempre