Onorato e caro collega; Le rendo vivissime grazie per la risoluzione e l’esecuzione così pronte e cortesi. Gli esemplari da me ricevuti sono veramente stati quattro, non cinque; ma io penso con molta mia soddisfazione, ch’Ella ne abbia trattenuto uno, per la dei quattro venuti a me, uno n’ebbe il , uno il , e uno ne avrà, oggi o domani, la , che esce due volte il mese. Il quarto penso di mandarlo a dell’, che anch’egli insorge con impeto, ma impeto umano non bestiale. L’ottimo , del resto, non ha di certo alcuna colpa se gli amici abbiano esagerato in qualche dimostrazione di contentezza, che può anche aver provocato qualche riazione. Egli continua a parermi candidamente onesto e continua a scrivermi con molta modestia e molta affezione. Parla di ni, scrivendo al , con schiettissima riconoscenza.
Quanto a ciò ch’Ella mi dice della Toponomastica e della funzione che il potrà avere, come vuol mai che io non consenta? Ci consento con tutta l’anima! Solo devo ripetere sempre, che io più non posso rimanere nell’impresa come un campione, che per qualche tempo son parso. E sono profondamente convinto che all’impresa da ciò non venga alcun danno. Nella presidenza dei , ora più non abbiamo alcun avversario, e abbiamo all’incontro, liberi perfettamente, il , il e il ; ed Ella ha pronti a seguirla affettosamente: il , il , il , questo vecchio amico che le scrive e chissà quanti altri. Ha il vento in poppa, e non Le resta se non a spiegar le vele.
Sa chi riporta la palma, non ancora il premio, nel Concorso per la grammatica italiana? Lo ! Ha mandato una lavoro, non senza mende, ma di una struttura che perfettamente risponde al Programma. Ora siamo in crisi perché il relatore, cioè il , si ricusa al compito di discutere le emendazioni con un ottuagenario, che gli è anche gerarchicamente superiore.
Voglia Ella sempre un po’ di bene