Per la Toponomastica italiana.
Alcuni mesi addietro una rivista straniera annunziava che un insigne glottologo, cui l’Italia deve già molta gratitudine per gli studi profondi che conservava alla nostra lingua, testé aveva divisato di promuovere altri studi italiani nel suo laboratorio universitario, questa volta indirizzandoli nella toponomastica.
In ogni altro momento un simile annunzio ci avrebbe rallegrato siccome prova novella dell’interessamento che scienziati stranieri hanno per l’Italia. Ma la toponomastica italiana non è più da un pezzo un lavoro da iniziare; dopo le primizie di , avemmo il grandioso disegno ideato da e, son già diversi anni che sotto la guida di lui cominciò ad attuarsi quel disegno per opera del compianto e poi di , il cui classico saggio servì anche di modello a molti altri lavori minori. Ne a questo si era fermato l’. Riconosciuta la impossibilità di far compiuta l’opera senza l’aiuto dello stato, egli ottenne che nell’ultimo censimento fosse aggiunto un quesito, le cui risposte dovevano tutte servire per la toponomastica; terminato il censimento l’ingente suppellettile di oltre sette milioni di schede, messa a disposizione dall’ all’, e altro non mancava per iniziare i lavori se non lo Stato, mantenendo gli impegni presi, fornisse il necessario per provvedere alle spese più indispensabili, quando… ma a che sollevare il velo su certe miserie? Basti che si sappia che il Maestro, non potendo assentire a una condizione nuova a cui nell’ultimo momento s’era voluto si volle subordinare il decreto della dotazione, si vide costretto a declinare da se ogni incarico, e la nave arenava proprio nel momento di entrare in porto. Da allora tutto è rimasto sospeso. Lascerà ormai lo Stato morir così un’impresa siffatta? L’, a cui lo pregava di riallacciare, come si dice, la pratica col attuale della mandava in risposta un piego che accompagnava con queste parole: “ON. E c. coll. --- testamento --- Ma ho pensato --- consenzienti!! … e chi ricevette quel piego tutto di , malgrado il carattere confidenziale che avevamo, sollecitò il permesso di pubblicarli, affinchè si sappia bene a qual punto erano le copie in Italia quando si cominciò a promuovere lo studio della topon. Italiana altrove, e si veda che, talora dall’opera mancata venisse jattura al decoro della scuola italiana non è certamente su di essa che ne ricade la responsabilità.
Mio Signore - Come poté venirle in mente che io volessi comunque far violenza alla sua volontà, pubblicando senza permesso i suoi ? bensì io sperava che il permesso sarebbe venuto; e intanto, quasi deprecato, scrissi la cartolina, ove la ringraziavo per la del bene che ci faceva, dandoci a pubblicare un suo scritto, come già mi aveva fatto sperare alcune settimane prima. In quello scritto non m’era sfuggito qualche passo confidenziale, evidentemente non destinato alla stampa. Ma, pensava io, quelle poche parole potranno togliersi sulle prove di stampa. E tolte quelle parole, restava sempre un complesso di note, che mi pareva peccato non venissero in luce, nel momento in cui una scuola non italiana ha annunciato con molta disinvoltura di volersi accingere a una lavoro sulla toponomastica italiana, come se finora nulla fosse stato fatto. Questa considerazione mi aveva anche fatto abbozzare alcune righe che qui le accludo e che, avuto il suo consenso, pensavo di porre innanzi al Suo scritto, desiderando supremamente di vedere affin rotta una malìa che costringe all’inerzia tante buone forze, e sperando ancora – lo dico francamente – che la volontà del maestro si pieghi all’amore dei discepoli e s’induca a riprendere risolutamente la direzione di un’impresa, che l’Italia attende dall’ e che non si può compiere senza di Lui.