Roma, Via de’ Condotti 75.
27 nov. 1904.
Mio Signore, prima di riscriverle volli aver parlato col , che dovea venire in Roma per la inaugurazione del nuovo anno accademico ai . Volli informarlo di quanto erasi fatto all’ rispetto alla Toponomastica, e dirgli dello stato presente della vertenza affinché, volendo, potesse prendere egli l’iniziativa delle pratiche ulteriori. Lo vidi infatti e mi persuasi che non avrei potuto trovare disposizione migliore di quella che trovai in lui. Non solamente egli mi si mostrò animato da vivo desiderio di portare la cosa innanzi e di non perder tempo; ma mi disse ancora che, prima di ripartire per Napoli, sarebbe andato dal conte per abboccarsi in proposito con lui; mi parlò del segretario e, prima ancora che gli esprimessi il mio avviso, nominò il come l’uomo che, a ogni costo, bisogna farsi concedere dal Ministero. Mi disse da ultimo che al suo ritorno per la seduta di dicembre si proponeva di avviar tutto per la conclusione. Intanto il ministro scriverà, credo, all’ partecipandole la risposta avuta da Lei e invitandola ad assumere la impresa; e così tutto potrà essere pronto allorché il tornerà.
Naturalmente, dopo quanto Le ho esposto, io non ho parlato più della cosa al né al . Ciò farà il , secondo che egli stesso mi disse, e sarà molto meglio.
Ma intanto i non si muterranno davvero nel Programma definitivo dell’impresa? E sarà più lecito agli di aspirare a pubblicarli mentre l’impresa diventa lincea? La ci teneva assai a far uscire il fasc. col Suo nome in testa. Ma, se non si potrà più pubblicare i , non si potrà sperare che il destini allo stesso fascicolo qualche altro scritto, sia pure di una pagina?
Mi continui, venerato e caro maestro, la sua benevolenza e mi abbia sempre per il suo
Mil., 29. 11. ’904
Carissimo ;
jeri, al tramonto,
m’è toccato mandarle un telegramma piuttosto
melanconico; ed ecco giungermi stamani
questa buona lettera, che le spedisco indila-
mente, con la preghiera di volermela
restituire. Mi riverisca la Signora e mi voglia