Onorato e caro collega; sono pieno d’obblighi verso di Lei, e m’accorgo che le infinite occupazioni e distrazioni mi hanno portato a un ritardo scandaloso.
La ringrazio dunque, in primo luogo, delle pronte notizie che Le è piaciuto di darmi sulla salute del . Non mancherò di inculcargli la prudenza, secondo ch’ella saviamente mi consiglia.
La prego poi di credermi conscio e penetrantissimo dell’assoluto mio dovere di prestarmi, secondo che danno le forze, all’opera della Toponomastica. E benché i miei familiari, stante il grande rigore della stagione, si opponessero alla mia partenza, io già mi accingeva ad obbedire al Suo invito, cui s’era anche aggiunto lo stimolo dell’inquietudine che mi veniva dalla letterina del . Ma sopraggiunge un ostacolo morale, e spero che i colleghi mi possano scusare. Il , cioè, che oggi, o domani, tiene la sua prolusione all’, viene appunto domenica, 22, a ripeterla al ; e io non mi son saputo sottrarre all’ufficio di presentarlo.
La seduta di febbraio è forse troppo lontana, ma io potrei anticipare. Tutti i colleghi sono in Roma, tranne il , il quale so che si è fatto un gran signore e può non badare alla piccola spesa del viaggio. Io d’altronde, se giovasse, mi potrei spingere insino al Vesuvio.
Jersera sono giunti i bellissimi Estratti, 25 in carta distinta e 25 in carta ordinaria. Non vorrei che l’abondanza dipendesse da uno sbaglio, al quale riparerei prontissimamente.
Senza colpa, né Sua, né mia, è incorso un errore, nella data da Bergamo, ch’era da Lei aggiunta sull’ultima prova. Abbiamo un 1902 in luogo del 1904; ed è un errore un po’ nojoso, poiché il 2 dice , dove il 4 diceva . Nelle 50 copie da me ricevute, la correzione è già eseguita; e s’ottiene facilmente, bastando l’aggiunta di una piccola verticale e un colpettino alla gobbetta. Se poi la composizione fosse ancora in piedi, si potrebbe correggere al torchio.
Grazie dunque, grazie di tutto, e molte scuse per la fretta indecentissima