Zibaldone di G. Leopardi in relazione al movimento moderno della filologia romanza

Informazioni sul documento

Trascrizione: Antonio Geremia

Codifica: Samuele Autorino

Data pubblicazione online: 30.6.2020

Riferimenti bibliografici: Antonio Geremia, Ernesto Monaci: trascrizione di appunti sul corso universitario riguardo lo Zibaldone di Giacomo Leopardi, tesi di laurea, Sapienza Università di Roma, a.a. 2018-2019.

Collocazione: Archivio Monaci, Società Filologica Romana, presso il Dipartimento di Studi Europei, Americani e Interculturali, Sapienza, Università di Roma. Busta n. 36, fascicolo 1516

Contenuto: Il corso, relativo all’a.a. 1904-1905 e intitolato Zibaldone di G. Leopardi in relazione al movimento moderno della filologia romanza, mira ad indagare alcune importanti riflessioni, di natura per lo più linguistica, contenute nello Zibaldone di Giacomo Leopardi. Suddivise in tre diversi fascicoli, le carte in questione affrontano questioni fondamentali che vanno dall’influenza esercitata dal Romanticismo nei confronti degli studi romanzi al rapporto tra latino, latino volgare e lingue romanze, passando per un’attenta analisi, scrupolosamente condotta attraverso schede lessicografiche, di una serie di voci su cui già il poeta recanatese aveva avuto modo di avanzare interessanti riflessioni.

Leopardi, pensieri

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Analisi psicologica

Osservazione sui (sic) psicologi moderni I, 160.

Dolore moderno e dolore antico I, 188, cf. 198, 215.

Sobrietà descrittiva degli antichi rispetto al lusso di particolare nei moderni. I, 210.

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Lingua

parole e termini, loro differenza.I, 221

I vocaboli si creano dove si formano le cose significate, I 227.

La parola è un’arte importante degli uomini. I, 248.

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Latini

La vis comica in PlautoTito Maccio Plauto I, 87 confronti con TerenzioPublio Terenzio Afro ivi.

CiceroneMarco Tullio Cicerone «il predicatore delle illusioni» I, 107; cf. 268.

OrazioQuinto Orazio Flacco I, 172

CelsoAulo Cornelio Celso I, 125-131;

Primordj in Roma della poesia, uccisa dalla imitazione greca. I, 161, cf.

Diffusione della loro lingua. I, 335.

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Varia

Il poetico nell’insegnamento anche della matematica: I, 167.

Avversione del Leopardi ai romanzi per la loro esagerazione I,175.
(di qui la sua avversione al romanticismo in genere, mentre pure egli è romantico per eccellenza. Ma per lui il romanticismo era nient’altro che un’esagerazione.)

Altra nota contro i romantici: I, 196.

Utilità del possedere più lingue: I, 204.

Delle imitazioni e loro valore: I, 249.

«Nella carriera poetica il mio spirito ha percorso lo stesso stato che lo spirito umano in generale». I, 249 (La pagina in cui svolge questa osservazione dovrebbe esser tenuta a commento dei Canti prima delle lucubrazioni di tutti i dottori che vi scrissero sopra).

Le accademie e il loro influsso sulla letteratura. I, 251.

Su OssianJames Macpherson, Canti di Ossian, 1760. I, 302, 308.

Su ByronGeorge Gordon Byron (1788-1824) I, 323 , 334.

Grafia, uso delle lineette...I, 325.

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Sul dolore dell’usignolo in VirgilioPublio Virgilio Marone, 281.

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Folklore

Canti popolari di Recanati I, 119 .

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Francesi

Hanno nella loro lingua familiari certe esagerazioni che sono vere e proprie frasi della lingua, non di uno o l’altro scrittore… I, 85.

Con la loro pronunzia tolgono a molte parole «quel suono espressivo che avevano in origine». I, 89 (cf. 146).

In che consista la duttilità della loro lingua I, 121 .

Il ridicolo dei francesi assai diverso da quello dei comici greci o latini. I, 140.

Difetto di «grazia» nella loro lingua. I, 150 , cf. 310

Presero l’ü dai greci. I, 162.

La loro natura è «obbligata e avvezzata alla continua uniformità… per lo spirito di società e d’eccessivo incivilimento». I, 186.

«Le grazie naturali sono affatto sbandite dal loro stile». I, 202.

Loro «disprezzo e quasi odio degli stranieri». I, 230.

Bossuet e la lingua francese. I, 318, 319.

Nemici del sublime. I, 339.

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Leopardi: Pensieri.

Armonia delle parole e quanto essa sia diversamente sentita e gustata dagli uomini. III, 1

Lingua comune. Tutte le lingue colte dell’Europa hanno un certo numero di voci comuni, con le quali esprimono quanto di più sottile e di più spirituale si venne dai moderni pensando oltre gli antichi, e con le quali ancora talvolta esprimono cose già pensate e dette dagli antichi, ma più sottilmente e finamente, secondo il progresso delle cognizioni e della scienza.

Queste voci formano una specie di vocabolario universale e quasi una piccola lingua nelle quali s’infondono gli scrittori e i parlatori di tutta l’Europa colta. Ma, osserva qui il Leopardi, la massima parte di questo vocabolario manca all’italiano, o per lo meno, in Italia è considerato impuro, e così l’Italia dal purismo si faceva metter fuori di questo mondo e fuori di questo secolo. III, 6-7.

Facendosi a combattere quell’esclusivismo, il Leopardi vorrebbe che si chiamassero barbari i gallicismi, non gli europeismi (p. 8) e di questi vorrebbe arricchita la lingua italiana (p. 9), e sono belle le pagine seguenti, dove il Leopardi spiega come vorrebbe procedere tale arricchimento.

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PetrarcaFrancesco Petrarca (1304-1374)

Superiore a Orazio I, 108 ;

sue proprietà esclusive. I, 110 ;

sua spontaneità. I, 110;

sua semplicità diversa da quella dei greci. I, 182;

in che principalmente differisca dagli altri poeti d’amore. I, 224;

le sue canzoni Spirto gentil e Italia mia sono il «il più eloquente eloquente pezzo italiano». I, 120.

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Lingua italiana

Alfabeto, come debba pronunciarsi I, 122; cf. 181; sue origini 158;

sua derivazione dal «volgare di Roma» I, 142.

Nella sua pronunzia del latino, come la francese, anche l’italiano ha tolto a molte parole «quasi tutta l’espressione» che le dava il suono primitivo. I, 146.

Sulla questione che l’italiano debba arricchirsi attingendo al latino, non al francese al tedesco ecc. I, 151, 55.

Sui gallicismi. I, 172.

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Il romanticismo

Concetti unilaterali sul romanticismo.

Secondo il Di BremeLudovico Di Breme (1780-1820) e il Leopardi.

Pensieri I, 95: Il Di Breme «vuole che la poesia moderna sia fondata sull’ideale che egli chiama patetico e più comunemente si dice sentimentale» (p. 95); riduce «la poesia moderna al solo patetico». (p. 98).

Della sentimentalità, Z. 177.

Superiorità della poesia antica rispetto alla romantica, secondo il Leopardi. Z. 191 3.

Differenze tra OmeroOmero ed Ossian, Z. 205 1, 2.

La grandezza naturale e spontanea negli antichi non nei moderni, Z. 207, 2.

Sugli eccessi della poesia Byroniana , Z. 224, 1.

Sensibilità; la espressione di essa nel Lazio comparve col mezzo di Virgilio, Z. 232, 2.

Libertà e irregolarità dei versi classici, come Omero ecc. Z. 307.

Naturalezza di certi giochi presso i greci, artificialità degli stessi giochi presso i romani, Zibaldone 328 in fine. Così nella letteratura.

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Cinquecentisti I, 76; 169
alamanni. I, 170
Lorenzino De MediciLorenzino de’ Medici (1514-1548). I, 171

Trecento I, 76; Petrarca : sua semplicità diversa da quella dei greci
sua spontaneità I, 170; [I, 182;
superiore a Orazio I, 108,
proprietà esclusive I, 110; le sue canzoni Spirto gentil e Italia mia sono ognuna il più eloquente pezzo italiano I, 120. (e vedi Petrarca).

Quattrocento I, 78. SannazzaroIacopo Sannazzaro (1458-1530) I, 166; 164; 168.

Seicento: F. TestiFulvio Testi (1593-1646) I, 169 FilicajaVincenzo Da Filicaia (1642-1707) I,110, 115, 119, ChiabreraGabriello Chiabrera (1552-1638) I, 111, 114, 115, 116, 117; TassoTorquato Tasso (1544-1595), il solo italiano veramente eloquente, eccetto il Petrarca. I, 120.

Settecento: GuidiCarlo Alessandro Guidi (1650-1712) I, 115, 116, 119, ZappiGiovan Battista Felice Zappi (1667-1719) I, 117, 118; ManfrediEustachio Manfredi (1674-1739) I , 118.

Ottocento: MetastasioPietro Metastasio (1698-1782) I, 125; 139.

Moderni: il MontiVincenzo Monti (1754-1828) I, 92; 131
i romantici I, 94
VerriAlessandro Verri (1741-1816) I, 192.

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Poesie rusticali: I, 166.

Apologo: nel PignottiLorenzo Pignotti (1793-1812) I, 179.

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Le etimologie del Leopardi nei Pensieri (Zibaldone):

Vol. I:

testa p.124.

blittri, blitteri marchegiano p. 143.

nausea p.205.

tomba

transversare

tomba e transversare sono uniti da una graffa che rimanda all’indicazione: p. 218

baggeo

planer

demi fr.

serpo

salio

salto

Le parole comprese tra baggeo e salto sono unite da una graffa che rimanda all’indicazione: p. 220

gridare a testa p. 222

impertinente p. 223

agevole p. 224

quanto a p. 256

tornio, tornire, tornare p. 327

trattenere p. 328

hanter fr. p. 421.

Volume III: repere, inerpicare, ripire, ripido, -ezza, p. 19
-eggiare p. 26; -icciare, -ellare, -olare, ecc. p. 27
Sull’etimologia in genere pp. 51-59.
Il latino vive ancora nelle lingue romanze p. 69.
Abitare da habitis p. 97.
Gl, gn p. 101, 103, 104. ch, sci, acc. p. 114

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Imitazione dei greci nocque ai latini e imitazione dei greci e dei latini nocque agl’italiani. Leopardi, Zibaldone 54; in OvidioPublio Ovidio Nasone, 21,1. (cf. Z. 308, 2; 312, 2.) .

Uno dei caratteri del romanticismo è nel Leopardi la esagerazione, Z. 53, 2.

Opinioni del Di Breme sul romanticismo discusse dal Leopardi. Z, 15, 1.

Stetilizzazione delle facoltà ridotte ad arte, Z. 39, 1.

Modo diverso di rappresentare una immagine in DanteDante Alighieri (1265-1321) e in Ovidio Z. 57, 1.

I veri idilli teocritei nostri non sono nel Sannazzaro ecc. Ma nella NenciaLorenzo de’ Medici, Nencia da Barberino., nel Cecco di VarlungoFrancesco Baldovino, I lamenti di Cecco da Varlungo.. Z. 57, 2.

L’eccessivo dei romantici, Z. 74, 1.

L’espressione del dolore, diversa negli antichi e nei moderni, Z. 76, 4; 86, 1.

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Sterilità dell’odio 59, 4.

Amor patrio degli antichi fu piuttosto amor di gloria 67, 3.

Perché tanto c’interessino le cose cantate dai greci e dai romani 192.

Pochi soldati napolitani stanziati a Recanati al tempo del Leopardi per uno o due anni bastarono a introdurre colà molte parole ed espressioni del loro dialetto, 242.

La tirannia favorevole agli studj, 274.

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Leopardi: Pensieri:

repere e ripire III, 19.

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1. Le lingue romanze nella storia generale del linguaggio e nella storia dell’incivilimento moderno.

4. Le lingue romanze nei loro rapporti col latino.

5. I coefficienti etnici nelle trasformazioni del latino.

6. Gli elementi eterogenei nella formazione delle lingue romanze.

3. Le lingue romanze, i loro dialetti, i loro vernacoli.

2. Le prime manifestazioni delle lingue romanze.

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Corso 1904-’5

Parte I: Il Zibaldone di Giacomo Leopardi in rapporto al movimento moderno della filologia romanza.

1. Quando fu scritto il Zibaldone – In quali condizioni fu scritto – con quale scopo – Come pervenne a noi – Come fu pubblicato – Impedimenti frapposti – Dallo stato per accertarne la lezione in luoghi dubbi e per farne libero uso nel campo degli studj – Questioni filologiche trattate nel Zibaldone – Sussidj per esaminarle negl’ indici compilati dall’ autore medesimo.

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Etimologie

nausea Leopardi I, 205 – cf. k. 5558.

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G. GröberGustav Gröber (1844-1911): Grundriss der romanischen Philologie:

fase. 1° (I, 1-139); Geschcichte der romanischen Philologie v. G. Gröber.

Fase. 4°-5° (II1, 97- 432) Übersicht über die lateinische Literatur von der Mitte des VI jahrhunderts bis 1350 v. G. Grober

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Leopardi, Zibaldone

Volume I cc. 1 – 456.

II “ 457 – 1206.

III “1207 – 1998.

IV “1999 – 2800.

V “2801 – 3518.

VI “3519 – 4079.

VII “4080 – 4526.

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1°. Dedicherò come di solito qualche ora alla storia della filologia, e poiché negli anni passati trattai della filologia nei secoli che precedettero il XIX, quest’anno vorrei invece venire al XIX e soprattutto chiamare la vostra attenzione sopra una grande lacuna di questa storia quale finora è stata descritta dal Gröber.

2°. Qualche altra ora vorrei dedicare alla dialettologia italiana, illustrando un canzoniere inedito.

3°. Altre ore vorrei riservare a questioni diverse di filologia.

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Sul latino volgare
v. pp. 42, 34- 36, 32, 44,47-8, 95-6,

Sul greco nel romanzo
v. pp. 43, 44, 50, 47-8, 62.

Sull’alfabeto e sulla fonetica
v. p. 51-2, 54-5.

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Imitazione. Suoi danni nei latini e negl’italiani v. p. 54.

Poesia sulla matematica. p. 58.

Dialetti germanici– loro pregi: III, 465, 466.

Dialetti e lingua arcaica– V, 133.

Lingua poetica- V, 131.

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Corso 1904- 1905. Lezione 1a.

Avvertenze sull’ordinamento della materia nella università di RomaSapienza Università di Roma.

L’avere addossato l’insegnamento delle lingue neolatine al titolare di letterature neolatine senza concedere al doppio insegnamento un corrispettivo di tempo, ebbe per conseguenza che questa materia fu addirittura strozzata.

Basti considerare che, mentre essa, fra tutte le materie che s’insegnano in questa facoltà, è la più vasta; di fatto poi si trova esser quasi la sola, cui non sia concesso più di un anno nel programma della facoltà; e che, mentre nelle altre università questo solo anno è destinato tutto alle letterature, qui esso deve bastare anche per le lingue!

Avverto questo non per fare lamenti, ma per togliere illusioni a chi, nuovo, credesse di trovare in questa scuola quanto possa bastargli a maturarsi nella materia. Una volta il numero ristrettissimo degli studenti permetteva di fare qualche cosa di più, sia per la forma più familiare della esposizione, sia per il maggior numero di ore di cui potevasi disporre nell’anno. Oggi nemmeno ciò è possibile.

Il moltiplicarsi degl’insegnamenti obbligatorj e semiobbligatorj e il numero cresciuto degli studenti costringono l’insegnante in certi limiti, che sono assai più angusti di quanto erano in passato. E cresce l’angustia se si pone mente allo ordinamento degli studj, nel quale oggi, capovolto l’ordine razionale, la storia comparata delle lingue classiche, necessaria preparazione allo studio delle neolatine, è assegnata all’ultim’anno di facoltà, laddove le neolatine vanno al 2° o al 3°!

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Un’altra difficoltà che è venuta crescendo, sta nella deficienza del materiale scolastico. Una scuola di filologia dovrebbe dedicare buona parte del suo tempo alle esercitazioni pratiche; queste naturalmente dovrebbero esser condotte su le fonti non su libri di seconda mano, e perciò su mss. o riproduzioni di mss. Così si fa nei maggiori istituti esteri, così dopo molti stenti si era cominciato a fare anche qui, e la raccolta preparata per la università di Roma servì utilmente anche a molte altre università. Ma oggi il numero di quegli esemplari è così ristretto rispetto alla scolaresca presente, che ho dovuto rinunciare a farne uso, e sostituire ad essi piccole puntate a stampa…

Che se lo studente vuol supplire studiando da sé nelle biblioteche, e crede di trovare nelle biblioteche di Roma quel che non troverebbe altrove, anche lì avrà delusioni. Il prestito concesso in proporzioni troppo larghe è causa che il meglio circoli quasi sempre fuori di Roma, ora chiesto da una università ora da altra…

Ma di contro a questo peggioramento nelle condizioni della scuola rispetto a certi studi, c’è pure da rilevare un miglioramento che in passato non si aveva. Voglio dire del concorso della libera docenza.

In quest’anno vi sarà un corso libero in letteratura latina del medioevo (prof. ErminiFilippo Ermini (1868-1935)), altro in grammatica comparata delle lingue romanze (prof. De BartolomeisVincenzo De Bartholomaeis (1867-1953)); altro in stilistica (pr. TrabalzaCiro Trabalza (1871-1936)); senza dire dei corsi di letterature moderne del SegrèCarlo Segré (1867-1836), e di stilistica del Salvadori. Chi abbia voglia dunque potrà supplire con altri corsi al poco che potrebbe fare venendo soltanto qui.

Ma veniamo alle materie che vorrei trattare io in quest’anno.

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Lavoro da fare in questo capitolo:

Comporre la nota dei fonti adoperati dal Leopardi;
= la serie delle voci da lui attribuite al latino volgare;

raccogliere i criteri di metodo che lo guidarono, ed esporre le deduzioni che egli trasse dai fatti osservati e le applicazioni che ne faceva alla storia delle lingue neolatine

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Traduzioni

Per tradurre efficacemente molte volte conviene foggiare vocaboli nuovi, quantunque il lessico già possieda l’equivalente di ciò che si traduce. «Se la voce non è nuova, non fa in noi quell’impressione» che in altri fece l’originale. I, 89

«L’efficacia dell’espressioni bene spesso è il medesimo che la novità»...I, 91.

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Alla poetica popolare volge l’occhio con curiosità, e lo colpisce il ritrovare fra le plebi danesi la favola di ApulejoApuleio e il vedere i tramutamenti nuovi che incontra l’Asino d’oro in quei paesi (VII, 258). Altrove parla con simile interessamento delle saghe scandinave, delle rapsodie finlandesi e (342-3); dei canti serbi (336).

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Leopardi filologo

A. Linaber, gli scritti filologici di Giacomo Leopardi, Firenze, Cellini, 1881;

Colagrossi, studj sul Tasso e su Leopardi; Forlì, Gherardi, 1882.;

G. Moroncini, il Leopardi filologo, Napoli; Morano, 1891;

G. Setti, il Leopardi filologo; nella N. AntologiaNuova antologia di scienze, lettere ed arti, 1866-1899., 1° giugno, 1891.

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La grande letteratura del medioevo restò quasi ignota al Leopardi, e quel poco che ne conobbe, parve a lui così puerile e da “non costituire una letteratura”. (VII, 313).

Il libro del Faber lo faceva propendere verso la teoria della monogenesi nella storia delle lingue (VII, 314).

Nello studio del latino egli era risalito alla prosodia preenniana, e i libri del Lindermann e dello HermannGottfried Hermann (1722-1848) sono da lui citati a conferma delle sue induzioni circa i mutamenti di pronunzia nel latino e nel greco (VII, 315). Payne Knight VII, 321.

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Prosa

Sua arte I, 124; è la nutrice del verso I, 119;

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Bello il pensiero su la vera poesia (VII, 383). Un pezzo che ne troviamo, ci rinfresca e quasi accresce la nostra vitalità. Ma raramente se ne trova, e il Monti – nota qui il Leopardi - non ne ha alcuno…

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981, 1 (p. 313-4): deriva oculus da ocus, che si ritrova nel russo e deve esistere nel latino volgare.

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Indici e Cataloghi IV, fascicolo 2°.

Palatino 91 scritto nel 1361. p. 85.

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Politica

A chi governa giova mantener diviso il popolo in due fazioni. I, 224, cf. 267.

Anarchia e dispotismo. I, 225.

Effetti dell’incivilimento moderno. I, 269.

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Dialetti

Lo studio dei dialetti a tempo del Leopardi era ben poco avanzato. Comunemente vi si vedeva non altro che corruzione della lingua, ed erano oggetti di curiosità vaga piuttosto che di studio vero. Il Leopardi parla spesso dei dialetti; v. VII, 453.

112, 4 (p. 223): trae dal latino impertinente, ritenendo che fosse nell’uso volgare.

113, 2 (p. 224): trae agevole da agere, e ritiene che i latini avessero anche agibilis

150, 1 (p. 256): rileva in Tacito un volgarismo in quantum ad (quanto a) invece di quod attinet ad; 462, 2 (II, 5): vi riconosce un grecismo.

205, 2 (p. 308): crede che nell’italiano Oste “albergatore e anche ospite” il latino Hostes sia venuto a sostituirsi ad hospes.

228, 1 (p. 327): riconosce la base greca in tornio, tornice, lat. tornus, (ne riparla al 932, 1)

230, 2 (p. 328): trattenere da intertenere.

II

366, 1 (p. 421): Discute l’etimologia di hanter “frequentare, aver familiare” ecc. se dal nordico o dal greco.

380, 2 (p.116): rileva il volgarismo naturale est non registrato dai lessici.

497, 7 (p. 25): studia il passaggio di significato di fabula da discorso a ciancia.

501, 2 (p. 28): movēre latino adoperato in senso intransitivo Come italiano muovere.

595, 1 (p. 82): coquĕre nel senso volgare di “molestare” notato in Virgilio, e dal Leopardi In EnnioQuinto Ennio.

597, 1 (p. 83): nota l’uso popolare diventar di stoppa per “istupire”, mentre nel latino non si trova più col significato originario.

599, 3 (p. 84): nota che il significato di difendere per proibire non è gallicismo ma del latino antichissimo.

928, 1 (p. 272): spegnere derivato dal greco; ma dovette essere anche nel latino altrimenti non si troverebbe in italiano, che solo possiede la parola.

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Sentenze

“La pazienza è la più eroica delle virtù, giusto perché non <ha> nessuna apparenza d’eroico”. I, 223.

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Sul latino volgare.

Giusto il concetto del latino volgare nel Leopardi, retta l’applicazione che continuamente ne fa nelle sue indagini etimologiche; e dove ne ricostruisce parti, egli procede sempre con quel rigore cosciente di metodo, che la scuola moderna inculca. Non gli basta quindi di argomentare l’esistenza a priori da raffronti che gli sovvengono nel latino letterario o “scritto”. Ma è la pluralità dei riflessi moderni che lo decide. ved. Per esempio a p. 459 del vol. VII, dove ha parlato della formazione di avverbi di preposizioni in italiano che essi fossero proprj del latino volgare, osserva egli, apparisce non solamente del trovarne alcuni nel latino scritto, ma anche perché “comune a tutte tre le lingue figlie”. Etimi determinati a questo modo ved. ivi p. 454.

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Il concetto del latino volgare era andato oscurandosi sempre più fino al RaynouardFrançois-Juste-Marie Raynouard (1761-1836) che ne volle trar fuori la sua langue romane. Non solo il PerticariGiulio Perticari (1779-1822) e il Monti ne restarono illusi, ma per un certo tempo anche il DiezFriedrich Christian Diez (1794-1876) (Poes. d. troub.…); e se il Diez rimise più tardi la questione sul suo vero tramite, ciò fu per il metodo con cui egli prese a ristudiarlo per suo conto. Descrizione del latino v. nella grammatica del Diez (1835-55). - Studj successivi per completare in questa parte il Diez (SchuchartHugo Schuchardt (1842-1927), SeelmannWilhelm Seelmann (1849-1940)); e quando si è conosciuto tutto questo lavorio, se ci volgiamo agli studj isolati del Leopardi – anteriori a tutti costoro – non possiamo non essere colpiti dalla rettitudine e dalla giustezza di essi.

Non si lasciò illudere dal Sistema Raynouardiano. Piuttosto che perdersi nelle definizioni, cercò i fatti, li andava raccogliendo giorno per giorno e si contentava di esaminarli senza troppe deduzioni.

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2) E dalla raccolta dei fatti egli si eleva anche alle ricostruzioni, ma con quanta cautela! …

1) Trova nuove fonti (Celso).

Lavoro da fare per questa parte, capitolo da ordinare.

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Leopardi, Zibaldone

Civiltà antica diversa dalla moderna 4171, I.

Il latino dopo il Risorgimento fu danno e ritardo al progresso 3336, I; 3338, I.

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Mutabilità del linguaggio e suo conseguente e progressivo scindersi, divariare e moltiplicarsi in dialetti. -v. le buone pagine su questo argomento in II, 276-282 , nelle quali anche si delineano felicemente altri concetti generali su la natura delle lingue, e sull’assurdità di una lingua universale ed artificiale (v. p. 280).

V. ancora III, 275 , ove si rincalzacetto del progressivo moltiplic il conarsi dei dialetti e si intuisce la vera ragione per cui, ad esempio, i dialetti vigoreggiano più o meno in certi tempi e in certi luoghi. Così V, 133, dove si parla della lingua poetica in genere e dell’arcaismo che spesso si confonde col dialettalismo; sul che v. ancora V, 150-3.

Leopardi. Sul latino volgare:

32, 2: argomenta a un latino v. testa con valore di “capo”, dal fatto che noi chiamiamo il capo anche la coccia.

32, 4 (p. 125-31). Partendo dall’esame di un passo di Celso (Cornel. Celsus, De medicina) e raffrontandone altri, dimostra che “questa prosa...fosse presa dal volgare di Roma” (p. 129).

Indi passa a esaminare il Libellus de arte dicendi attribuito pure a Celso, trova in alcuni costrutti volgari una ragione per riconoscervi lo stesso autore, quantunque l’opuscolo accenni ad alterazioni e guasti posteriori (p. 129-31).

42, 1 (p. 142): argomenta l’italiano derivato dal volgare di Roma pel fatto che essa conserva parole antichissime latine “poi andate in disuso presso gli scrittori”.

43, 5 (p. 143): nota che blittri, del nostro uso comune ma non registrato dai vocabolari, è d’origine greca.

95, 2 (p. 205): nota nausea, latino nausea dal greco ναυτία.

97, 3 (p. 218): argomenta un latino v. tumbus o tumba dal fatto che noi abbiamo tomba e che i greci dicevano τύμβος nello stesso significato.

97, 4 (p. 218): altra osservazione sul greco Kαμάρα per cubiculum

109, 1 (p. 220): riconosce una base latino In baggeo, e nota buonus per bonus già in FrontoneMarco Cornelio Frontone.

11, 1 (p. 222). trae la frase gridare a testa dal greco.

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Sul Valaco II, 312, 313.

Romania II, 313.

Chj = cl latino II, 313 n.

/

Malgrado certe apparenze, l’italiano rispecchia il latino meglio che il fr. E lo spagnolo 203-206.

Mancanza di letteratura proprio nella Spagna e nell’Italia moderna. 238.

Mancanza nel fr. di una lingua poetica 244-5.

Differenza tra i neologismi tratti dal latino e quelli tratti da lingue esotiche. 246.

Non è sicuro che la lingua greca sia madre o sorella della latina. 319. Ma madre della letteratura latina e della italiana spagnola ecc. è la letteratura greca! 319-21.

Concetto degli allotropi ben chiaro nel Leopardi . 335.

/

Allegria della paura VI, 6.

pitto e pinto, ragione delle due forme 17.

impassibilità del povero II.

Latino volgare 27.

Lingua poetica di Dante e Petrarca comparata con quella di Omero 29.

Sperare= aspettare 36.

Le lingue spagnola francese ecc. servono per argomentare al latino antico e al latino volgare 37.

Conformità dello spagnolo col latino maggiore che nelle altre lingue romanze 37... 44.

Derivazioni dall’accusativo latino o dall’ablativo nell’italiano e nello spagnolo 204.

La sentimentalità di Byron 206-207.

Conformità della letteratura moderna spagnola e della moderna italiana. - Ciò che noi vediamo bene e di lontano, ci rispecchia quel che segue in Italia – utilità quindi della compassione. 214.

/

soltar ecc. spagnolo III, 212-23.

genio III, 216.

guai = vae II, 305, 476 .

poeticità delle parole III, 217, 369, 374, 389.

hurtar sp. III, 234.

verbi continuativi III, 292.

scrittura e pronunzia nel fr. III, 294.

golpe, deguiser, vizzo ecc. III, 305

caput III, 312.

agevole = III, 364.

hueco sp. III, 372.

pronunzia v. gl III, 383.

del latino in Gallia, 456.

argomenti sul latino volgare III, 385.

favellare III, 440.

vastus III, 452.

futuro romanzo III, 469.

quietari III, 480.

/

Vol. II= pensare p. 16.

favola e favella 25-6.

muovere =andare 28.

in comparazione, rispetto ecc. 32.

inde = donde 34.

cuocere e coquere 82.

diventar di stoppa e stupire 83.

defendere = prohibere 84.

e teta greco differenze di pronuncia 145.

potenzialità del latino 160.

composti con ducere e facere 161.

torvo e torvamente 183.

s impura 200.

favellare, hablar 232.

sdoppiamenti del linguaggio 276.

tornare, tourner 283.

/

etimologia, lessico=

italiano coccia = latino volgare Testa = latino classico caput. I, 124 .

blittri, blitteri = blitri (alfabeto greco). I, 144.

nausea. I, 205

tomba 218.

Kαμάρα (alfabeto greco) I, 218.

baggeo, planer fr. Serpo, salio, sudor

buonus per bonus; demi fr. da ημi-semi!

baggeo e buonus sono uniti da una graffa che rimanda all’indicazione: I, 220.

Impertinente I, 223.

agevole I, 224.

quantum ad I, 256.

oste I, 308.

torno 80 da τορνοω. I, 327.

intertenere I, 328.

/

veggio 105, 106

vedo 105 più volte

lauro 105

carchi 105

carche 105

formosissima 105

latèbre 128

sparte (-se) 105

tenèbre 135

palpèbre 135

loco 104

brando 106

lùgubri 187

foco 106

scheletro 189, 207

italici 106

itala 106

itali 166

estranie 106

aura 115

polve 106

fraudi 132

frodi 156

gioventude 106

templi 114, 124, 207

tempio 112

scempio 151

natia 106

esempli 114

esempio 115

esemplo 117

correan 106

salia 107

toglieasi 107

parea 107

attendea 107

alme 106

dea 107

passeggiere 107 (sing. masc.)

coprir (perf. 3a) 107

foro (furono) 107

furo 168

etra 107

lacrime 107

piagna 113

lito (lido) 107

lidi 111, 132, 156

liti 116

lido 119, 122, 124, 206.

perigli 107

lion 107

/

-ate, -ute

gioventude 106

virtude 108, 124

età 106, 115

etade 109, 114, 115

etade 119, 120, 141, 142.

libertà 112

virtude 109, 115, 119

necessitade 154

virtù 112, 118

pietade 110, 112, 144

beltade 157

età 117, 118

virtudi 110

eternità 207

amenità 117

cittudi 111, 130, 198, 206

pietà 205, 210

vanità 117

schiavitude 111

probità 204

gioventù 120

viltade 115

età 198, 202, 205, 214

beltà 120, 133

etade 118, 125, 213, 214

oscurità 198

età 120, 125

virtude 120, 122

città 194, 201, 206

virtù 122, 124

beltade 121, 137, 178

beltà 194

pietà 124, 129

libertade 121

felicità 193, 203

necessità 124

virtude 156

mediocrità 193

età 120, 125

virtudi 161, 165, 191, 195

civiltà 192, 202

pietà 130, 145

necessitade 176

libertà 186, 202

servitù 131

pietade 187

voluttà 183

virtù 134

etadi 189, 200, 207

vanità 183

verità 137

felicitade 196

età 182, 195, 196, 197

età 138, 143

facoltadi 196

virtù 181, 190, 192

gioventù 139

cittade 200

immensità 178

immensità 140

pietade 204

età 177, 197

beltà 142, 144

oscuritade 212

viltà 177, 182

felicità 143, 145

gioventù 168, 198

pietà 148, 149

età 166, 174, 175

beltà 148, 152

beltà 166, 179, 184

felicità 151, 154

felicità 164, 180, 192

età 152, 155

beltà 162, 162*

necessità 154, 154*

pietà 161, 165, 207

felicità 155, 155*

verità 161

gioventù 156, 156*

età 156, 157, 163

virtù 156, 160, 177

/

condizionale

compiangerìa 117

fôra 152

direbbe 118

saria 152

appresterebbe 118

potria 154

farebbe 152

potria 186

sosterria 214

/

ĕ

fera 111, 126, 127

fiero 151

intera 118, 143, 166

alteri 121

intero 135

leve 142, 152

lieve 190

lievi 193

gel 158

altere 190

/

ǒ

loco 106, 120, 138, 146, 154*, 171, 202, 208, 212] luoghi 167 lochi 183, 188, 200, 207

foco 106, 120, 137, 137*, 161, 208

cor 109, 112, 120, 127, 135, 136, 136*, 137, 137*, 139, 140, 143

core 110, 113, 120, 122, 133, 135, 135*, 136, 136*, 136, 137, 138, 139, 141, 141*, 143, 146, 147, 147*, 149, 152, 153, 163

dinovo 111

accora 111

percoter 114

cori 163

cor 143*, 146, 149, 149*, 150, 150*, 151, 151*, 157, 158, 159, 160, 162, 164, 165, 166, 168

novo 114, 127, 152, 157, 159, 167, 175

gioco 119, 122, 132, 139, 146, 161, 176, 195

mova 120

movi 122, 168, 177 move 134, 146, 156 movo 168

scote 124

rote 122, 147 ruote ISI (tormenti)

percote 124

scole 124

commove 124 commova 146 mover 183

roti 127

nova 127, 160, 163

vòte 129, 177 vòta 132 vòto 139, 204 vòti 157, 166

rinnova 131

novi 131 rinnova 211

bove 131, 194, 203, 206

more 138, 188* muor 149

scopre 154

giochi 155

risona 200

aiuole 164

figliuoli 207

erbaiuol 173

legnaiuol 175

paiuoli 194

move 169, 177

core 170, 177, 179, 185

discopri 170

copre 205

cor 172, 177, 179, 180, 182, 185, 189, 213

nova 173, 178, 180, 184, 197

novo 184, 193, 195, 196, 202

novi 186, 187

fera (sost.) 212