Milano, 24 Ottobre 1873
Mio Egregio Signore ed Amico,
Il non ricevere da Lei una risposta non mi aveva davvero fatto pensar male; bisognerebbe che io non conoscessi la Sua gentilezza per non ricorrere piuttosto ad ogni altra
ipotesi che a quella di una negligenza volontaria. Poi anche il mio credito era molto discutibile, giacché la mia ultima lettera era essa medesima
più che altro una risposta a certe domande che Ella mi aveva dirette.
Giacchè a Lei non reca danno o dispiacere, pubblicherò i due del .
Non posso però dire di mettermi subito, perché ho alcune cose da sbrigare, e pur troppo d’ora in avanti gran parte del mio tempo dovrò darlo alla scuola. S’immagini se non sarò
lietissimo di vederli riprodotti sulla Sua ! Solo dubito che possano convenirle, giacchè la lezione del
è giunta orribilmente e la mia restituzione non potrà non essere incerta in molti luoghi. Forse riuscirebbe più opportuno al suo scopo il cantare , che io sospetto opera di quel medesimo autore che compose la
e la di Tristano, e che ha il grande vantaggio di esserci conservato in un buon codice fiorentino. Questo cantare sta per
venire in luce insieme con un altro poemetto (il ) in un volume delle
curato da me. Bisognerebbe vedere se il consente alla riproduzione; ma di ciò saremo a tempo a discorrere quando Ella avrà veduto se quella scrittura fa per Lei.
Nel caso che le sconvenisse la , che pubblicai anni addietro per le nozze ,
metterò a sua disposizione un esemplare con parecchie correzioni e note.
L’idea della sua m’è parsa eccellente, e mi rallegro quanto mai se sia nata nella mente di chi saprà mandarla a esenzione in maniera degna degli studii rinnovati.
M’auguro che Ella possa condurre a termine l’impresa sollecitamente, per quanto la sollecitudine è conciliabile colla diligenza.
Al prof. dica pure che collaborerò ben volentieri alla sua Altromanische Handbibliothek.
Non posso dire precisamente che cosa sarei disposto a dare, giacché dovrò dipendere dalle circostanze.
Vado pensando alla in rima, che ho trascritto / da un ;
solo temo non si opponga la spesa, la quale sarebbe maggiore del compenso offerto dall’editore, dovendosi confrontare altri due manoscritti, in parte diversissimi, di cui uno per
di più non è a Firenze, ma a Ferrara. Avrei pure altre cose: un ,
di cui ho ricopiato per intero due versioni, l’una da un del seminario di Padova, l’altra da
un ; un romanzo in prosa non meno antico del , che peraltro ho promesso di stampare nella raccolta
del Nistri, se il prof. la ripiglierà; poi dell’altro ancora, di cui è inutile discorrere finché non sia tempo di fare. Se dunque il disegno
verrà messo in atto, gradirò di averne notizia e di sapere le condizioni.
Le bozze del mio articolo non mi sono giunte ancora, e sarei contentissimo se le ultime pagine dell’introduzione non fossero composte. Voglia in grazia domandare al tipografo e
dirgli che se così fosse si compiaccia di mandarmi per qualche giorno il ms, della parte proemiale. Avrei parecchie cose da aggiungere e da rettificare, giacché in questi ultimi mesi
ho dovuto occuparmi di antichi dialetti più che non avessi fatto prima. Ma forse il mio desiderio viene troppo tardo; in tal caso mi voglia scusare anticipatamente
se per questa volta mi prenderò forse molta libertà / colle bozze. Certo è meglio far strillare un pochino il proto che da troppo appiglio alle critiche.
Mi continui la sua benevolenza e mi creda Suo aff.mo