Lettera
Onorato e caro collega; la Sua buona lettera mi ha grandemente confortato. E poche ore dopo me ne arriva una, buona anch’essa, dal , che me ne trascriveva una terza, del Ministro, diretta all’, e mi richiedeva, a nome del Presidente, di qualche ajuto per la risposta da mandare alla Minerva. Risposi al jersera, dicendogli, che nel ringraziare, ora è circa un mese, il Ministro, ora gli avevo dichiarato ch’Ella s’era cortesemente assunto l’ufficio di promuovere le intelligenze necessarie tra l’ e il Ministro.
E soggiungevo (al ) che m’era appunto arrivata una lettera di Lei, nella quale m’erano annunziate pratiche ben promettenti, da Lei intavolate, pochi giorni prima, col Vicepresidente. Parermi perciò, che il modo più semplice e sicuro di proseguir le intelligenze, sarebbe quello che il Presidente s’intendesse con Lei. Di che, per la mia parte, lo pregavo.
Quanto alla pubblicazione dei poveri , con una sua introduzione, che, a tacer del resto, li scusasse per la loro qualità di cosa confidenziale e improvvisata, la mia principal difficoltà stava nella menzione che io vi faceva, a loro insaputa, dei collaboratori per la parte storica. Ma avvenne che nel frattempo io ne parlassi col , col e col ; e tutti e tre si dichiararono contentissimi d’andar nominati. Non resterebbe, mia pare, se non di sentire il . Codesta difficoltà è perciò poco men che dileguata. E per le modificazioni che a Lei paressero opportune (data sempre la mia posizione subordinatissima e anzi, come direzione gerarchica, nulla senz’altro), basterebbe che Ella me le proponesse sulle bozze, e io non le ricuserei di certo.
Da quei , che pur non contengono alcuna acerba recriminazione contro i nostri antichi avversari, risulta del resto assai chiaramente la stranezza e l’inanità dei loro argomenti. Sotto questo rispetto, la loro pubblicazione, non solo non mi spiacerebbe, ma anzi mi darebbe non poca soddisfazione.
Se però accadrà che una ragion qualunque La distolga dallo stampare i , io non mancherò al mio dovere di prepararle qualche altra coserella. Mi voglia dire, se non Le spiace, per qual giorno dovrei essere pronto.
E voglia sempre bene al
Suo e