Onorato e caro collega; mi voglia scusare se non ho risposto subito alla buona Sua lettera del 3, accompagnata da quella dell’on. Vicepresidente diretta a Lei, la quale a Lei ritorna qui inserita. Sono stato preso anch’io dall’influenza, ma non è assalto grave e spero di liberarmene entro pochi giorni.
Conto dunque di arrivare a Roma la sera del 16 (giovedì); e avremmo così due giorni e mezzo (venerdì, sabato e la mattina della domenica) per attendere alle cose nostre presso il Ministro o il Ministero. potrebbe intanto fissare quanto a meglio paresse per l’ora delle udienze ecc.; poiché se proprio non casca il mondo, io sarò il 17 di mattina a piena Sua disposizione nel luogo che Le piacerà indicarmi con un suo viglietto al solito albergo. Sarei anche pronto, se proprio Le paresse occorrere, a anticipare il mio arrivo di un giorno; ma bisognerebbe che la sua bontà si disturbasse ad avvertirmene, quanto le fosse dato più presto.
Con lettera del 28 genn., partita però in ritardo e giuntami poco prima della Sua del 3 corr., il mi trasmetteva copia della lettera presidenziale del 26 genn., con la quale si mandavano al Ministero i nomi dei chiamati a far parte della Commissione per la Toponomastica, s’annunziavano gli esperimenti in corso e si riservavano le risposte definitive.
Tutto questo mi è parso ben chiaro. Ma all’incontro confesso di non vedere ben chiaramente (pronto però a obbedire anche ad occhi affatto chiusi) come oggi possa parere cosa urgente od opportuna l’insistere sul pronto comando del . È dunque ormai il convinto che lo spoglio possa riuscire secondo i comuni desideri, brevemente indicati nei ? È dunque ormai il Ministro pienamente sicuro di poter disporre del fondo? Se queste due condizioni non sussistono ancora, come insistere sul comando, che manifestatamente le presuppone? Basta, dalla Sua parola mi verrà luce intorno ad ogni cosa; e intanto io le stringo cordialmente la mano.